Mourinho: «Dopo l'Inter allenerò all'estero»

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    «Questo campionato è migliore di quello precedente grazie ad alcuni tecnici come Spalletti»
    MILANO, 26 dicembre - «Non mi interessa andare alla Juventus», disse Fabio Capello quando era allenatore della Roma, salvo poi tornare sui suoi passi e accettare la proposta bianconera qualche anno dopo. Chissà se Josè Mourinho, invece, riuscirà a mantenere fede a questo suo proposito: «Dopo l' Inter , l'ho già detto, ci sarà una nazione diversa, mi comporterò come in Inghilterra: quando finirà con l'Inter non voglio rientrare in campo da una porta vicina. Però non penso neanche a quando ci sarà il cambiamento, perchè qui sono molto felice, ma quando andrò sarà in un altro Paese».

    GAVETTA - Il tecnico nerazzurro ha parlato a tutto tondo ad Inter Channel, un'intervista "natalizia" tra passato, presente e futuro: «Preferisco sempre dire che non sono un allenatore di 'creazione' spontanea. Mi sono formato durante molti anni in cui ho imparato a fare di tutto: ho giocato tanto, a livello medio-basso, ma tanto; ho studiato all'università e poi ho allenato i ragazzi, i Primavera; quindi sono stato allenatore in seconda, sono stato preparatore atletico, osservatore, ho allenato una squadra piccola, come l'Uniao Leiria, poi sono passato a una squadra più importante, come il Porto, a una squadra ancora più importante come il Chelsea e una squadra ancora più importante come l'Inter. Sono sempre stati anni e una sequenza di fasi professionali che mi hanno gradualmente preparato per la sfida successiva».

    FIGO - Quella attuale si chiama Inter, dove Mourinho ha ritrovato un pezzo del suo passato: «Figo aveva diciotto anni quando l'ho conosciuto ed era già stato campione con la nostra nazionale (Figo aveva vinto l'Europeo con la Under 16 del Portogallo nel 1989, ndr). Allora Luis era allo Sporting, ci siamo ritrovati poco dopo a Barcellona. Quando lui ha lasciato il Barcellona per il Real Madrid, io sono andato al Porto. Io ho fatto la mia carriera come allenatore, Luis come giocatore, da grande campione. Ci siamo ritrovati qui all'Inter, per me è veramente un piacere grande capire che, dopo molti anni, un ragazzo che voleva vincere tutto, tutte le partite, la partitelle, uno che voleva essere il migliore in ogni allenamento, è rimasto lo stesso».

    MIGLIORARE SEMPRE - Un altro portoghese, e suo ex allievo, che lo Special One vorrebbe all'Inter, anche solo per qualche settimana, è Costinha: «Parlavo qualche giorno fa con lui, che è all'Atalanta ed è anche un amico, e gli dicevo che avrebbe dovuto allenarsi qualche giorno con noi per vedere come sono cambiato nei miei allenamenti rispetto a quando eravamo insieme al Porto. Non posso pensare di non migliorarmi, è un'evoluzione logica delle cose, è nella mia natura».

    PREFERENZE SUI CALCIATORI - Mourinho non ha mai affrontato direttamente l'argomento Adriano, ma in un passaggio della sua intervista è inevitabile andare col pensiero al giocatore brasiliano ora in patria e indeciso sul suo futuro: «Ho trovato nella mia carriera dei professionisti perfetti. Le qualità sono differenti, parlare di un portiere, di un centravanti o di un difensore centrale o di un capitano è parlare di esigenze completamente diverse. Ma senza entrare nelle caratteristiche tecnico-tattiche, quello perfetto è il giocatore intelligente. Mi piace un giocatore che parli il mio stesso idioma calcistico, che capisca al volo quello che vuole l'allenatore, che non abbia bisogno di essere trascinato. Mi piace un giocatore che ha una grande autostima e una grande automotivazione, che non è mai soddisfatto, che non accetta gli errori. Ho avuto con me dei grandi professionisti e probabilmente questo mi ha facilitato nell'essere un leader forte: penso che sia fondamentale avere in squadra delle personalità importanti».

    CAMPIONATO ITALIANO PIU' SPETTACOLARE - Le stesse che adesso stanno facendo grande l'Inter, già campione d'inverno: «In questo momento mi sembra che questo campionato sia molto migliore di quello della scorsa stagione. Non dico che è un campionato migliore perchè Mourinho è in Italia o perche l'Inter giochi in modo spettacolare, lo dico parlando in generale: le squadre sono più offensive, senza perdere la loro organizzazione tattica, perchè l'organizzazione in Italia c'è da sempre. Però, in generale, mi sembra che le squadre abbiano una mentalità diversa. Guardo per esempio a una generazione di allenatori, Spalletti, Giampaolo, Marino, Zenga e ne dimentico sicuramente tanti altri, che mi sembra vogliano giocare bene a calcio, nel senso di un calcio ben organizzato, ma che propongano anche uno spettacolo sportivo, mi sembra che si giochi un calcio molto competitivo, con qualità, più offensivo, più equilibrato. Si può parlare già di un'Inter, una Juve, un Milan, di un Napoli, si può già parlare di un gruppo e di un altro gruppo, e questa può essere la logica di un campionato. La spettacolarità per esempio del calcio inglese è più basata sull'emozione intorno alla partita, che propriamente sulla qualità del gioco. In Italia non esiste ancora questa emozione, questa spettacolarità e la preparazione di un'industria che si vuole vendere. Però sono impressionato in modo positivo dalla qualità campionato italiano».

    DOPO L'INTER... ALL'ESTERO - Dal presente al futuro: «Io sono un navigatore del mondo calcistico. Non sono un allenatore che è felice di rimanere dieci, quindici anni nello stesso posto. Per me è impossibile fare come Ferguson o Wenger: cerco sempre nuove sfide. È ovvio che quando mi piace veramente un club, non voglio cambiare. Al Chelsea ho avuto la possibilità di andare via, in un club che nessuno avrebbe rifiutato, ma ho detto di no. Al Chelsea ero innamorato del club, di Londra, della gente. Dopo l'Inter, l'ho già detto, ci sarà una nazione diversa, mi comporterò come in Inghilterra: quando finirà con l'Inter non voglio rientrare in campo da una porta vicina - conclude - Però non penso neanche a quando ci sarà il cambiamento, perchè qui sono molto felice, ma quando andrò sarà in un altro Paese».






    Tuttosport
     
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